LA LEGGE SUL BIO E' UTILE AL PAESE, GLI ATTACCHI ALLA BIODINAMICA SONO PRETESTUOSI

Contro gli scienziati anti-bio per un’agricoltura amica della terra

17/06/2021

Il 20 maggio il Senato ha approvato all’unanimità meno due (uno contrario e un astenuto) una legge che per la prima volta regola e valorizza l’agricoltura biologica. Il testo dovrà ora ripassare alla Camera per la definitiva approvazione.
In seguito al voto in Senato si è scatenata una polemica mediatica a senso unico e senza diritto di replica che ha come obiettivo apparente la biodinamica, che da 30 anni è – per il Regolamento europeo – riconosciuta come pratica agricola biologica. Stregoneria, pratiche magiche: le accuse vengono da una parte del mondo della ricerca e sono espresse in maniera che lascia intendere che non ci sia un pensiero scientifico che vada in altre direzioni.

Segnaliamo, al riguardo, due importanti posizioni di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e del prof. Paolo Bàrberi, docente di Agronomia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Carlo Petrini, in un suo articolo del 14 giugno su La Stampa, inizia subito in modo chiaro: "Conosco personalmente molti produttori italiani, europei e di altre parti del mondo che hanno fatto dell’agricoltura biodinamica il faro delle loro scelte produttive. Definirla una pratica esoterica o un’aberrazione normativa da ciarlatani mi sembra un giudizio pressapochista e sintomo di non conoscenza. Eppure, sono proprio queste le parole con cui alcuni scienziati, poco inclini al dialogo e con la certezza di essere in possesso della verità assoluta, hanno definito il riferimento all’agricoltura biodinamica, nel più ampio disegno di legge sul biologico approvato in Senato, lo scorso 20 maggio. Ora, a causa del polverone mediatico sollevato da queste accuse, si teme che la Camera stravolga il testo di legge, allungando ulteriormente un riconoscimento normativo atteso da più di 15 anni. La situazione che si è generata è sintomo di un vecchio paradigma riduzionista duro a morire, che vede la realtà a compartimenti stagni. E, badate bene, io sono tutto fuorché un oppositore del metodo scientifico. Penso però che questo debba essere applicato con un’attenta dose di buon senso e non con una fiducia – quasi mistica – che possa funzionare sempre e in ogni ambito."
Ancora Petrini: "... le esigenze odierne sono cambiate e mi chiedo in quale mondo vivano gli scienziati anti-biologico e biodinamico, quando affermano che l’interesse nazionale è ancora l’aumento della produttività. In una società dove il sistema alimentare inquina, spreca e ammala, mi sembra molto chiaro che la prerogativa non è più produrre di più con meno, ma meglio. Nel rispetto della Terra attraverso pratiche rigenerative non energivore o depauperanti. Di coloro che la coltivano, nella libertà di compiere le proprie scelte, riconosciuti e tutelati anche dal punto di vista normativo. Di tutti noi cittadini che abbiamo il diritto a un cibo sano e che soddisfi il fabbisogno nutrizionale e non solo quello energetico. Un cibo corredato di un’etichetta trasparente che spieghi come è coltivato e quali sostanze sono state impiegate. Sembra strano che chi coltiva in modo naturale è sottoposto a controlli e lo deve dichiarare, mentre chi usa chimica a manetta non è soggetto a nessuna verifica. Quindi, miei cari scienziati scettici, non si tratta di favorire gli agricoltori biologici e biodinamici perché ci stanno più simpatici. Bensì di disporre di un modello, anche normativo, alternativo a quello convenzionale."
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Cambia la Terra ha intervistato il professor Paolo Bàrberi, docente di Agronomia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Uno scienziato esperto del tema che non solo ha idee molto diverse da quelle che a cui i media mainstream hanno dato spazio senza limiti, ma che denuncia come la visione di una scienza riduzionista stia screditando la scienza stessa.
Sulla questione Barberi afferma: "Le critiche di questi giorni hanno come bersaglio apparente il biodinamico, ma l’obiettivo è l’intera legge sul biologico. Noi come ricercatori che due anni fa abbiamo costituito il Gruppo per la Liberta della Scienza avevamo già risposto, dati alla mano, a queste critiche infondate. Quello che sta venendo fuori in questi giorni, in vista appunto dell’approvazione della legge sul bio, è un déjà vu. Si tratta di posizioni precostituite che poco hanno di scientifico e incapaci di vedere l’agricoltura nella sua realtà di sistema complesso.(...)
Come ricercatore, mi interessa invece capire se i metodi e i sistemi biodinamici funzionino o no e in quali casi. Trovo molto interessante ad esempio il concetto fondante del biodinamico dell’azienda come organismo vivente complesso, con le diverse componenti vegetali, animali e del suolo che interagiscono tra loro in maniera funzionale: lo trovo un bell’esempio di ecologia applicata e di approccio sistemico all’agricoltura.
Dato che l’impostazione della biodinamica è di tipo sistemico, per verificarne i risultati sarà necessario un approccio di ricerca di tipo sistemico. È sempre bene ricordarsi che l’agricoltura non è una fabbrica, in cui posso prevedere esattamente il prodotto che otterrò in base alla quantità di input utilizzati. Abbiamo a che fare con un sistema vivente, in cui i legami e le relazioni tra le diverse componenti sono ben più complessi e il cui esito spesso non è facilmente prevedibile. Possiamo però dire che i sistemi ad alta complessità e diversità, come l’agroecologia, il biologico e il biodinamico, tendono a stabilizzare le produzioni nel tempo e a renderle meno vulnerabili a fattori esterni come il cambiamento climatico. Non possiamo dire altrettanto dell’agricoltura intensiva.(...)
Credo che l’approccio dogmatico di una parte del mondo scientifico crei un enorme danno alla credibilità della scienza e dia un ulteriore colpo alla scarsa fiducia che i cittadini nutrono nei confronti della ricerca. Penso che la discussione scientifica, anche animata, sia giusta e vitale ma che debba essere fatta su basi etiche e di correttezza che non vedo in questo dibattito, che sta assumendo i connotati di una rissa da stadio in cui gli hooligan stanno quasi tutti dalla parte di chi l’ha scatenata.
È normale che, come scienziato, ognuno di noi si indirizzi verso ricerche e studi che sono più affini al suo modo di pensare. Ma questo è un altro paio di maniche. L’atmosfera da stadio, purtroppo, si riscontra sempre più spesso nella scienza, ed è in parte determinata dal diktat del “pubblica o muori”, che esaspera la competizione e la contrapposizione tra modi di pensare differenti e penalizza la collaborazione. È bene tener presente che, nelle scienze agrarie, l’innovazione non si fa con i chili di pubblicazioni prodotte ma sul vero impatto delle ricerche sul sistema produttivo nel suo complesso, compresi gli aspetti sociali ed economici sugli agricoltori e gli altri operatori e portatori d’interesse. Smettiamola quindi con contrapposizioni sterili che danneggiano la scienza in primo luogo. Discutiamo sulla base delle evidenze e non per partito preso."
Ma Bàrberi dice molto altro, leggi l'intera intervista

Fonti: Federbio, Cambia la Terra

 

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