IN AGRICOLTURA CHI INQUINA NON PAGA

Da un rapporto della Corte dei Conti UE

28/07/2021

Il principio “chi inquina paga” – fondamentale nella normativa e nelle politiche ambientali dell’Unione europea – non è uniformemente applicato. Con il risultato che spesso il conto dell’inquinamento e dei danni ambientali non lo paga chi ha inquinato, ma finisce per essere pagato dai cittadini.

A questa conclusione è arrivata la Corte dei Conti europea nel rapporto pubblicato alcune settimane fa nel quale sostiene la necessità di allargare l’orizzonte di applicazione del principio. In particolare il settore agricolo dovrebbe essere reso finanziariamente responsabile dell’inquinamento e dei danni ambientali che provoca.

Nel settore agricolo la questione è indubbiamente complessa da affrontare ma le contraddizioni in atto sono così clamorose da richiedere un’azione immediata. Ad esempio l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti poi provoca l’inquinamento delle acque contribuendo a determinare le non soddisfacenti condizioni di molti corsi d’acqua e laghi europei (non buone nel 60% dei casi). Eppure la responsabilità dell’agricoltura che inquina non viene riconosciuta.

Il principio “chi inquina paga” è di difficile applicazione anche nel caso della contaminazione diffusa dei suoli, data la difficoltà intrinseca di attribuire la responsabilità a specifici soggetti che hanno provocato l’inquinamento, spesso avvenuto anni prima.

 “Il principio ‘chi inquina paga’ è sacrosanto. Purtroppo, come diciamo da tempo, per l’agricoltura biologica è applicato esattamente al contrario”, commenta Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. “Gli agricoltori biologici, non utilizzando pesticidi e fertilizzanti di sintesi chimici, sono quelli che inquinano di meno. Eppure sono proprio loro a pagare di più. Basti pensare che gli agricoltori biologici per dimostrare di inquinare meno devono sostenere dei costi aggiuntivi per certificare i loro prodotti. In pratica per dimostrare di inquinare meno”.
Non solo. “Per evitare le contaminazioni accidentali dei prodotti sono le coltivazioni biologiche che devono avere delle fasce di salvaguardia nei campi, mentre dovrebbe accadere l’inverso”, conclude Maria Grazia Mammuccini.

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Fonte: Cambia la Terra

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